I - SAN CIRO. DALLE PIRAMIDI D'EGITTO AI GRATTACIELI DEL NUOVO MONDO


Libro a puntate
testi di Nuccio Benanti
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A tutti gli emigrati,
di ieri e di oggi
morti come Eurialo e Niso
o uccisi nei sogni dei loro verdi anni,
o ai quali l’invidia del tempo
e degli uomini recise
il più bel fiore e ne fece beffa agli altri.
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Introduzione
Nel 2009 la Società religiosa San Ciro di Garfield festeggerà cento anni di vita. L’adeguamento dello statuto del 1909 alle nuove esigenze dimostra come la comunità sia stata sensibile ai cambiamenti della società americana e ai nuovi stili di vita degli italoamericani. Le nuove disposizioni ora consentono anche ai “non marinesi” di inserirsi pienamente all’interno del gruppo, potendo ambire anch’essi a ricoprire le cariche sociali più importanti. Inoltre sarà consentito anche alle donne e ai giovani di partecipare attivamente alla vita dell’associazione.
I rapporti della comunità di Garfield con quella di Marineo sono oggi molto più intensi rispetto al passato, anche grazie alla facilità delle comunicazioni. Le nuove generazioni, pienamente inserite nella società statunitense, manifestano la loro volontà di riscoprire le proprie radici. Sono, infatti, sempre più numerosi gli oriundi italiani che visitano per la prima volta Marineo nella speranza di poter ricostruire la storia della loro famiglia o di trovare le tracce di qualche lontano parente. Negli Stati Uniti negli ultimi anni è infatti cresciuta l’attenzione per la memoria e per le tradizioni del paese e della terra di origine. Ancora oggi, gli emigrati di Marineo celebrano, tra persistenze e mutamenti, la festa patronale di san Ciro, scandita dai ritmi agricoli del paese di origine. Stesse date: una a gennaio e una in agosto. Stessi rosari, preghiere, processioni, ma anche novità legate ai nuovi stili di vita, come l’annuale Dinner dance e il riconoscimento all’Uomo dell’anno.
Con questa mia ricerca, che pubblicherò a puntate, voglio rendere un omaggio a tutti gli emigrati del mondo e, in particolare, ai marinesi che hanno saputo portare con fede il culto di san Ciro nel Nuovo Mondo.
Da Alessandria a Marineo
La prima parte della ricerca (Da Alessandria a Marineo) è dedicata alle origini e alla diffusione del culto di san Ciro, partendo dal suo primo biografo: il patriarca di Gerusalemme Sofronio (550-635), autore degli Atti dei santi martiri alessandrini Ciro e Giovanni, produzione del VII secolo. Per la letteratura agiografica, da uomo in terra e da santo in cielo Ciro d’Alessandria si è sempre dedicato alla cura dei malati. La seconda fonte che descrive la traslazione delle reliquie a Roma è, invece, un codice latino scritto da Gualtiero intorno al 1200, giunto a noi attraverso una copia redatta nel 1600, custodita negli archivi vaticani (Prevete 1961, 121). Due monaci, Grimaldo e Arnolfo, ispirati da un sogno avrebbero prelevato ad Alessandria le ossa dei martiri Ciro e Giovanni, salvandole dalla profanazione dei saraceni nella prima metà del VII secolo. Le reliquie sarebbero così giunte prima a Roma, poi a Napoli e, infine, a Marineo.
Da Marineo a New York
La seconda parte (Da Marineo a New York) è dedicata al fenomeno migratorio e all’introduzione del culto di san Ciro negli Stati Uniti ad opera dei pionieri marinesi, che sbarcano a New York a partire dalla fine dell’Ottocento. Formano una colonia a Elizabeth Street, nei pressi di Mulberry Street, nota Little Italy nell’isola di Manhattan. Nel 1909, a Manhattan, in una vetrina di un negozio che si affacciava su Elisabeth Street faceva la sua comparsa una statua d’argento di san Ciro. Negli orari di chiusura, in quei locali si incontravano i fondatori della Società religiosa per organizzare le prime feste comunitarie. Così, come nel vecchio mondo siciliano, anche nel nuovo mondo i marinesi continuarono a onorare il loro protettore. Il culto del santo patrono fu uno dei vincoli più forti sul piano emotivo, in grado di legare i primi immigrati di Marineo gli uni agli altri e al paese di origine. La religione e il sodalizio in nome del santo protettore costituivano, inoltre, l’unico punto di riferimento per la comunità e l’unico sostegno nei momenti di difficoltà per i singoli individui. Già a partire dai primi anni del Novecento, l’ultima domenica di gennaio si celebrava la cosiddetta “festa povera”. Mentre nel mese di agosto, di solito il secondo week-end, si svolgeva la “festa ricca”, che prevedeva tre giorni di manifestazioni, dal venerdì alla domenica. Le funzioni religiose si celebravano all’interno della chiesa “italiana” della Madonna di Loreto.
A cento anni di distanza, negli Stati Uniti le società di mutuo soccorso continuano ad essere un importante punto di riferimento per tantissime comunità di immigrati. Nella sola circoscrizione consolare di New York ne sono state censite più di cinquecento. Una di queste è la San Ciro Society, che fa capo alla comunità di Marineo, con sede al 54 Gaston Avenue di Garfield, nello Stato del New Jersey. Con il migliorare delle loro condizioni economiche piccoli gruppi si spostarono a Brooklyn e nel Queens, mentre in maggioranza trovarono opportunità di lavoro nel New Jersey. Una numerosa comunità si stabilì, infatti, a Garfield, ambiente ricco di boschi e aperte campagne. In tutti i luoghi in cui andarono i marinesi portarono il culto di san Ciro e le tradizioni del paese.
Da New York a Garfield
Nella terza parte vengono focalizzati, tra persistenze e mutamenti, i vari aspetti del culto di san Ciro negli Stati Uniti, nei luoghi dove è stato, appunto, trapiantato e dove è rifiorito con rinnovato vigore. Così, vedremo le attività della San Ciro Society (testimoniate da Ciro Guastella) e come il patrimonio culturale della festa patronale si identifica con la realtà economica e sociale da cui si è formato. Osserveremo, inoltre, come lo sviluppo, in senso materiale e culturale delle Little Italies, abbia modificato in parte le tradizioni e i rituali di questo appuntamento, pur continuando esse a mantenere, in alcune forme, il carattere originario. Occorre anche notare come l’emigrazione abbia condizionato la morfologia e l’antropologia della celebrazione sia nei paesi di partenza che nei luoghi di arrivo. Periodicamente, sia in Italia che negli Stati Uniti, avviene uno scambio di doni per rinnovare il patto di solidarietà e si programmano iniziative in comune. Nella festa confluiscono, infatti, i sentimenti di dolore e sensi di colpa per la disgregazione della società tradizionale. In tal senso, «la festa e i riti religiosi non costituiscono più una forma di esorcismo della morte, ma una forma di esorcismo dell’emigrazione, la nuova morte che ha colpito la comunità» (Teti 2002, 700).
L'umano cammino
L'umano cammino di Ciro tra le afflizioni terrene iniziò nel III secolo tra le affollate vie di Alessandria d’Egitto: in questa città cosmopolita fu prima figlio e studente modello, poi medico, eremita e martire. E sono ormai secoli che suoi devoti tramandano il ricordo di questo uomo straordinario nato agli albori del cristianesimo in terra africana. Accolto da santo, è stato per lungo tempo amato e venerato in terra italiana. Infine, è stato compagno di viaggio nelle rotte atlantiche, padre, fratello, amico sapiente e consolatore in terra americana. In poche parole, san Ciro è stato per i suoi devoti un patrono universale.